In quest’opera sonora Alvin Lucier si registra su nastro mentre legge un testo all’interno di una stanza; l’audio ottenuto viene poi ripetuto e registrato nuovamente nello stesso luogo; questo procedimento viene replicato svariate volte. La propagazione del suono nella stanza causa l’annullamento o il rafforzamento di determinate frequenze: si formano così delle risonanze che sono il suono naturale della stanza, di quello spazio. Registrando più e più volte l’audio in quel luogo le risonanze si sommano sempre di più fino a prevalere sul parlato. Ciò che resta della voce di Lucier non è altro che il ritmo.
Il testo letto da Lucier descrive il processo stesso dell’opera:
“I am sitting in a room different from the one you are in now. I am recording the sound of my speaking voice and I am going to play it back into the room again and again until the resonant frequencies of the room reinforce themselves so that any semblance of my speech, with perhaps the exception of rhythm, is destroyed. What you will hear, then, are the natural resonant frequencies of the room articulated by speech. I regard this activity not so much as a demonstration of a physical fact, but more as a way to smooth out any irregularities my speech might have.”
Contributo di
Giacomo Donati