Il vento, manifestazione diretta dell’aria, diventa elemento inarrestabile e creatore di un luogo nuovo e altro: esso è capace di spostare piani ed orizzonti geofisici ricomponendo una visione fluidificata ed immateriale. Nel lavoro di Flatform il vento diviene dislocatore di paesaggi mnemonici, la cui visione è possibile soltanto arrendendosi ad esso.
“Sequenze di paesaggi ripresi in uno spazio di 60 chilometri compongono mosaici di luoghi e assi di riferimento in continua trasformazione e che non esistono nei nostri dintorni.In questo video i corpi non sono vicini o lontani. Sono grandi o piccoli. Gli orizzonti cambiano e nessuno spazio è indipendente da chi lo guarda. Incorporando solo memoria, il paesaggio è visto in una varietà di velocità e movimenti che applicano una logica corporale alla visione. Quello che scorre oltre il muro del nostro orizzonte, scorre sullo stesso piano. E i piani stessi scorrono. Gli orizzonti cambiano. Ogni essere vivente resta all’interno di una propria bolla che contiene tutto ciò che per lui è visibile e il suo spazio mantiene la solidità della propria struttura.” (Flatform).
Contributo di
Irene Scartoni