Performance TIA
MAXXI, Cinema Tiziano, 6/10/2016
Facente parte dei tre appuntamenti del Maxxi Azione-Interazione: tre appuntamenti con la performance, sono stata invitata a intervenire all’interno del progetto Crossover di Renaud Auguste-Dormeuil: dove lui si è domandato in che modalità degli artisti possono appropriarsi di una sala cinematografica e interverine con il film durante la proiezione stessa.
Per 8 minuti ho voluto creare un cortocircuito di natura sensoriale tra gli spettatori e il film. Mi interessava il fatto che un film non è altro che luce proiettata e in che modo questo confine fosse percepibile dal nostro corpo. Ho collocato sotto lo schermo della sala, cinque luci da concerto ad altezza occhi, che accendevo e spegnevo con un ritmo improvvisato mentre in contemporanea si diffondeva nella sala il suono del sole registrato dalla NASA (una frequenza molto bassa che riecheggia all’interno del corpo).
La platea veniva così accecata e quindi costretta non più alla visione passiva di uno schermo ma ad un attivazione che gli ricordasse il potere, il rapporto dei nostri occhi, della visione con l’elemento della luce, che ci mostra tutto quello che esiste. Dunque, un attimo di violenza, di shock, di cecità momentanea all’apparenza negativa, per poter “guardare” oltre e ascoltare per la prima volta qualcosa di sconosciuto, antico e solitamente inudibile, come il suono stesso della nostra luce, il sole.
Ispirazione: TIA, dall’inglese transient ischemic attack, è un disturbo temporaneo che causa l’interruzione dell’irrorazione sanguigna ad una parte limitata del cervello e solitamente tende a permanere per un periodo inferiore alle 24 ore. I sintomi variano da paziente a paziente, la cecità temporanea è uno di essi. Si che il TIA sia un preavviso da parte del nostro cervello di qualcosa che potrebbe avvenire in seguito.
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Federica Di Carlo
(Roma, 1984) Vive e lavora a Milano.
Federica Di Carlo indaga il rapporto tra uomo e natura, misurandone i confini e le reciproche connessioni. L’artista nella sua ricerca si pone con uno sguardo verticale di costante rimando tra la dimensione umana e la sua rilevanza cosmica traducendo in opere d’arte visioni, intuizioni e nuove letture scaturite dall’osservazione di fenomeni naturali. La luce, il mare, l’arcobaleno, il cielo sono alcuni dei soggetti che ricorrono nelle sue opere, tramutati in simboli di qualcos’altro ed esplorati dall’artista come elementi di portata universale. Spesso i suoi lavori sono costruiti attivando dialoghi con varie personalità del mondo scientifico, quali fisici o astrofisici, con lo scopo di ampliare i confini delle discipline e creare un corto circuito tra paradigma scientifico e visione artistica.
L’artista utilizza vari linguaggi, lavorando sempre in maniera installativa a partire da un sito che diventa interlocutore e contenitore dell’opera. I suoi lavori sono sempre organismi esigenti di spazio per esser concepiti e compiuti, diventando essi stessi “luoghi” da esperire.
Contributo di
Cecilia Canziani