MASSIMO BARTOLINI
Four Organs
3 luglio - 1 ottobre 2017
inaugurazione 3 luglio ore 19
Fondazione Merz, Torino
La Fondazione Merz è lieta di presentare dal 3 luglio al 1 ottobre 2017 la mostra Four Organs, un progetto inedito di Massimo Bartolini (Cecina, Livorno, 1962).
Da sempre Bartolini si fa mediatore nel dialogo tra spazio e spettatore, agendo a livello percettivo ed esperienziale. Il suo lavoro, che si esprime con una varietà ampia di mezzi e modalità tecniche, di materiali artificiali e naturali, crea situazioni di sensorialità intrecciando suoni, immagini e effetti luce.
Per la mostra alla Fondazione, Bartolini interagisce con lo spazio attraverso la musica e la presenza delle macchine musicali che la producono.
Il progetto espositivo è composto da 6 installazioni, quattro organi e una “macchina da maracas” che sono collocati nella grande sala espositiva all’interno e un’opera luminosa che si trova nello spazio esterno.
La mostra prende il titolo dalla composizione musicale di Steve Reich, Four Organs del 1970. La cadenza di Four Organs orienta ed unisce le 4 differenti acustiche degli organi in un quartetto completamente inedito. I quattro strumenti eseguono un concerto che attraverso il riverbero, le sovrapposizioni armoniche e la stessa dislocazione degli organi negli ampi e luminosi spazi della Fondazione, altera la percezione stessa dell’architettura.
Ogni organo ha una caratteristica sonora e formale diversa dagli altri come i diversi strumenti di un quartetto:
In a landscape: si tratta di un organo con la forma di un pozzo con all’interno un meccanismo che fa suonare l’organo stesso. Il titolo del lavoro è quello di una canzone di John Cage e dall’organo infatti risuona una variante di questa composizione. Il pozzo è un simbolo di introversione e suggerisce una profondità che in questo caso nasconde e protegge una musica prodotta al suo interno per poi proiettarla esternamente.
L’opera Voyelles (Vocali) fa riferimento all’omonima poesia di Arthur Rimbaud. Le 5 canne dall’organo riproducono, per quanto possibile, le vocali nel registro Vox Humana ed ognuna ha il colore che Rimbaud assegna alle vocali nella sua poesia. Nella storia della scienza, la riproduzione della Vox Humana è sempre stata densa di implicazioni ed ha sempre attratto artisti e scienziati Gli sforzi per creare una macchina parlante terminarono probabilmente con il Fonografo e poi con l’Intonarumori di Russolo. Il tentativo di ricreare la voce umana attraverso uno strumento allude sia al tentativo di avvicinarsi al mistero della creazione, che cercare di stabilire uno standard “sovra-umano” di riferimento per la pronuncia più corretta possibile.
L’organo Otra Fiesta, deve il titolo alla omonima poesia di Roberto Juarroz. Otra Fiesta è un ponteggio da edilizia costituito da 4 perimetri quadrati e concentrici, i tre più esterni sono composti da giunti e tubi metallici mentre nel quarto, quello centrale, i tubi sono stati trasformati in canne organo che eseguono automaticamente un brano composto per l’occasione dal musicista Edoardo Marraffa. In questo caso due strumenti celebrativi “dedicati” alla altezza come il ponteggio e l’organo, si compenetrano in una unica forma.
Three quarter-tone pieces è anche il titolo di una composizione di Charles Ives per due pianoforti, uno dei quali è accordato di 1/4 di tono più alto dell’altro. Questo duetto provoca degli armonici che sono al di fuori del sistema di notazione temperata.
Nell’installazione, dove tre mobili suonano insieme, questo cluster provoca armonie che non sono comuni e le cui risonanze si incrociano in modo imprevedibile e a tratti disturbante in un drone che spinge alla meditazione o alla fuga.
L’opera è composta da un armadio, un baule, e un pensile da cucina realizzati con legno da imballaggio, trasformati in organo ognuno con 3 canne accordate a 1/4 di tono di distanza l’una dall’altra che suonano contemporaneamente. I mobili sono illuminati da luci i cui colori si riferiscono alla rappresentazione visuale delle note secondo il rapporto tra colori e suoni studiato da Louis Bertrand Castel nel 1725 per realizzare il suo clavicembalo oculare.
Completano la mostra l’opera Maracas, un meccanismo con 4 maracas e spazzole che tenta di emulare suono e ritmo del sopracitato pezzo di Steve Reich e Starless, situata nello spazio esterno della Fondazione. Il lavoro è costituito da luminarie tipiche della Sicilia adagiate al suolo invece che svettanti e verticali come nei giorni delle feste religiose: una caduta di stelle che ricordano un paesaggio visto dall’alto. Le luci delle luminarie vengono azionate dagli impulsi della canzone Starless dei King Crimson che, silente nello spazio, trasferisce nelle luci un battito che risulta essere solo visivo.
L’opera è stata protagonista del primo appuntamento (20 giugno) della rassegna di arte, musica e scienza Meteorite in Giardino 10 e ospitata nella suggestiva sede di ALTEC - Aerospace Logistics Technology Engineering Company.
Gli organi sono stati realizzati da Massimo Drovandi, Samuele Maffucci Enrico Barsanti. Opere in ferro di Yari Mazza.
Contributo di
Massimo Bartolini