Io e il vento è un film del 1988 diretto da Joris Ivens, con la collaborazione della moglie Marceline Loridan.
Il protagonista del film è il regista stesso, novantenne infermo e tormentato dall’asma, che decide di tornare in Cina per realizzare quello che era il suo sogno fin dall’infanzia: catturare il vento. Viaggia con la sua troupe da montagne impervie fino al deserto, dove riesce finalmente nel suo intento con l’aiuto di una stregona. Il tutto è inframmezzato dalle suggestioni e dai ricordi, che si concretano in sequenze altamente liriche ispirate a tradizioni e leggende cinesi o alla storia del cinema.
Il film è stato girato in Cina. Il dialoghi sono in cinese, francese ed inglese. La versione italiana mantiene questa molteplicità di linguaggi limitandosi a sottotitolare il film, senza doppiarlo.
Joris Ivens, intervistato da Aldo Tassone nel 1985, dichiara:
«Vorrei che fosse una sorta di « ciné-poème », un poema visivo; un viaggio sulle ali del vento nei meandri della più antica civiltà del mondo.»
Il flusso poetico delle immagini incontra il flusso poetico delle parole:
«L’erba di Yan sembra tessuta con fili di azzurro,
il ramo verde del gelso si inclina,
tu languisci in attesa del ritorno,
fino ad allora il mio cuore soffrirà,
e tu, galante vento di primavera,
che fai qui nella mia camera?»
All’inizio del film una didascalia spiega:
(FR)
«Le Vieil Homme qui est le héros de cette histoire est né à la fin du siècle dernier dans un pays où les hommes se sont toujours efforcés de dompter la mer et de maîtriser le vent. Il a traversé le vingtième siècle une caméra à la main, au milieu des tempêtes de l’histoire de notre temps. Au soir de sa vie, à 90 ans, ayant survécu aux guerres et aux luttes qu’il a filmées, le vieux cinéaste part pour la Chine. Il a mûri un projet insensé: capturer l’image invisible du vent.»
(IT)
«Il Vecchio Uomo che è l’eroe di questa storia è nato alla fine dell’ultimo secolo in un paese in cui gli uomini si sono sempre sforzati di domare il mare e di controllare il vento. Egli ha attraversato il ventesimo secolo con una telecamera in mano, in mezzo alle tempeste della storia del nostro tempo. Nella sera della sua vita, a 90 anni, sopravvissuto alle guerre e alle lotte che ha filmato, il Vecchio Cineasta parte per la Cina. Ha maturato un progetto pazzo: catturare l’immagine invisibile del vento.»
Contributo di
Veit Stratmann