Ecco l’intervento di Guglielmo Marconi alla Reale Accademia d’Italia del 19 gennaio 1936 sulla guerra d’Etiopia e le sanzioni:
“Illustri colleghi, so di farmi interprete del vostro unanime sentimento consentendo che precedano al nostro consueto lavoro alcune dichiarazioni circa le vicende politiche dell’ora che volge. Disciplinati dall’arte e dalla scienza a scrutare i fatti umani con sguardo sereno, non abbiamo certo soltanto il diritto, ma il dovere di esprimere il nostro giudizio su quanto avviene all’estero ai danni dell’Italia.
È ben sorprendente che uno Stato come l’Italia, madre in ogni tempo di civiltà, venga accusato di essere aggressore per una di quelle imprese coloniali le quali, pur determinate da necessità imperiose di difesa e d’espansione, sono state e sono titolo d’onore delle più grandi Nazioni d’Europa. E per l’Italia non poteva essere più oltre differito il tempo della giustizia, di quella superiore giustizia che l’alto senno del nostro Re or non è molto invocata inaugurando la nuova sede dell’Università di Roma.
Per la prima volta nella storia del mondo, un consesso internazionale, ideato per promuovere la pace fra le Nazioni, si arroga l’arbitrio di punire uno Stato libero e sovrano con sanzioni economiche, e lo minaccia di provvedimenti anche più gravi; forse con segreto intento di spingerlo ad atti di esasperazione. Nell’Italia d’oggi, condannata con metodi nuovissimi, non viene forse anche condannata tutta la millenaria tradizione italiana, fondamento ed elemento costante della civiltà dell’Europa? Altra colpa l’Italia d’oggi non ha, fuori di quella di cercare ancora norma e luce negli ammaestramenti dell’antica Roma, e di non dimenticare le lezioni più recenti di altri Imperi pervenuti, alla prosperità e alla Potenza. Quanto oggi avviene ai danni dell’Italia per via di ingiurioso esperimento – il primo che siasi tentato nei tre non pacifici lustri della Società delle Nazioni – costituirà lo stupore della storia che i posteri scriveranno.
È considerata prova di scarso patriottismo oltre Manica prendere le difese del buon diritto dell’Italia. L’opinione pubblica britannica, e non solo britannica, ci è avversa e si rifiuta d’essere illuminata.
A me non è stato concesso in Inghilterra di parlare alla radio e di onestamente esporre al pubblico inglese le ragioni della mia Patria, benché l’Inghilterra si sia sempre vantata di concedere a tutti libertà di parola. Dinanzi al partito preso, e cioè, all’ingiustizia, c’è solo da perdurare, nella certezza che la verità e il buon senso trionferanno alla fine fatalmente.
E il popolo italiano, forte, tranquillo, sicuro, perdurerà e proseguirà serenamente nella via indicata dal Duce.”
Contributed by
Francesco Eppesteingher