Il 25 aprile 1874 Guglielmo Marconi nasce a Bologna, nel Palazzo Marescalchi.
La famiglia di Guglielmo godeva di una certa agiatezza ed egli trascorse l’ infanzia tra Villa Grifone a Pontecchio, Firenze e Livorno. Annie si trasferiva nel periodo invernale con i due figli, Alfonso e Guglielmo, nelle due città a causa della sua salute cagionevole; la meta preferita era Livorno, perché vi abitava una delle sue sorelle, Elisabetta Prescott, moglie di un ufficiale inglese, con le quattro figlie. Oltre ai lunghi soggiorni a Livorno e Firenze (dove vivevano colonie di residenti britannici) Annie si recava spesso per le cure termali a Porretta, un villaggio vicino alla vecchia casa della famiglia Marconi. Soltanto in quest’occasione, il padre accompagnava la famiglia: infatti normalmente Annie, Alfonso e Guglielmo viaggiavano da soli. Di questi viaggi il più lungo fu quello in Inghilterra: Guglielmo vi andò quando aveva tre anni e la permanenza si prolungò per altri tre anni.
La formazione scolastica di Marconi fu alquanto frammentaria, discontinua e caratterizzata da insuccessi e fallimenti.
Molti biografi descrivono Marconi come un ragazzo riservato con difficoltà nelle relazioni sociali, incline alla solitudine e dedito alla costruzione di congegni e giocattoli scientifici: una storta in miniatura che distillava effettivamente alcool, un girarrosto con la macchina da cucire della cugina Daisy, un campanello elettrico con fili metallici e batteria.
Ma a questa abilità nel costruire giocattoli scientifici non corrispondeva un miglioramento nell’ attività scolastica: Marconi, dopo aver frequentato l’Istituto tecnico a Livorno, non riuscì a superare né l’esame di ammissione all’Accademia navale, né quello all’Università di Bologna.
L’idea di realizzare la telegrafia senza fili, come riportano tutte le biografie, si concretizzò durante la vacanza estiva del 1894 sulle Alpi biellesi. In quell’occasione, Marconi lesse, su una rivista di elettrotecnica, la descrizione particolareggiata delle esperienze di Heinrich Hertz sulle onde elettromagnetiche.
Disse Marconi, in seguito, ricordando quel periodo:
“Mi parve che se l’irradiazione avesse potuto essere aumentata, sviluppata e controllata sarebbe stato possibile lanciare segnali attraverso lo spazio, e a distanze considerevoli. La mia preoccupazione maggiore era che nessun altro avesse mai pensato di mettere in pratica un’idea tanto elementare, semplice e logica. Ragionando mi dicevo che dovevano esservi stati degli scienzati più maturi di me, che dovevano aver seguito la stessa linea di pensiero, e che dovevano essere giunti a conclusioni pressoché simili alle mie. Sin dal primo momento l’idea mi apparve così attuabile, che non potevo concepire come ad altri la teoria potesse apparire del tutto fantastica… L’idea mi ossessionava sempre di più e tra quei monti del Biellese la elaboravo nell’immaginazione. Non azzardai alcun esperimento finché non tornammo a Villa Grifone, in autunno, e allora mia madre mi mise a disposizione due ampie stanze sotto i tetti. Là cominciai seriamente gli esperimenti.”
Appena tornato dalla vacanza, Guglielmo andò a parlare della sua idea della telegrafia senza fili con il suo vicino di Villa Grifone, il famoso professor di fisica Augusto Righi la cui conoscenza gli consentì di accedere alla biblioteca dell’Istituto di fisica e al laboratorio dello scienzato.
Nonostante le perplessità ed i dubbi espressi dal Righi sull’idea della telegrafia senza fili, Marconi nell’autunno 1894 e nell’inverno 1895 si dedicò intensamente allo studio e agli esperimenti nel laboratorio di Villa Grifone.
Guglielmo Marconi
e la telegrafia senza fili
“…le mie invenzioni sono per salvare l’umanità, non per distruggerla…”
Lo storico momento dell’invenzione che ha cambiato la vita del mondo intero fu raccontato cosí dallo stesso Marconi all’amico e collaboratore Marchese Luigi Solari:
«Ero in grado di irradiare segnali per tutta la casa, ma dovevo affrontare ancora una lunga distanza. Verso la fine del settembre 1895 feci il tentativo. Avevo applicato alle mie rudimentali scatole un apparecchio Morse. Era mia intenzione trasmettere oltre la collina che si erge davanti a villa Grifone. Mio fratello si armó di un fucile da caccia e mi disse: “Se il ricevitore funzionerá, spareró un colpo”. “Sta bene”, risposi e con lo sguardo seguii il cammino di mio fratello sino a quando lo vidi sparire dietro la cima della collina. Dopo qualche minuto ripresi la trasmissione manipolando la chiave Morse collegata al rocchetto di Ruhmkorff. Ad un tratto un colpo di fucile echeggió nella valle. Il successo della mia invenzione era assicurato»
Tratto dalla Conferenza pronunziata da G. Marconi il 2 marzo 1899 ad una riunione della “Institution of the Electrical Engineers” a Londra:
«La telegrafia senza fili, o telegrafia attraverso lo spazio senza fili di connessione, è argomento che ha suscitato molta attenzione fin da quando furono resi noti i risultati delle prime esperienze da me effettuate in questo paese.
Non mi propongo questa sera di esporre le mie idee o di discutere la teoria del sistema sulla cui base ho effettuato tante prove, e grazie al quale io ho realizzato i vari impianti. Vorrei invece sottoporvi notizie precise intorno a quanto è stato fatto da me e dai miei collaboratori in questi ultimi dodici mesi, nonche alcuni dati sicuri relativi ai mezzi da me impigati per ottenere tali risultati. Molto si è scritto su questo argomento,con maggiore o minore esattezza, e non credo che alcuno dei presenti sia completamente all’oscuro delle caratteristiche generali del sistema. Credo, inanzi tutto, opportuno descrivere brevemente gli apparecchi.
Prima di addentrarmi nella mia esposizione desidero dichiarare che ogni successo da me conseguito nella pratica applicazione della teoria senza fili è dovuta in molta parte alla preziosa collaborazione dei miei assistenti.»
Trasmettitore Marconi
TRASMETTITORE : «Se si vogliono superare grandi distanze e se non è necessario che i segnali siano trasmessi in una sola direzione, io utilizzo per la trasmissione un dispositivo, illutrato in fig.1, nel quale due piccole sfere, connesse al secondario di una bobina di induzione, sono collegate rispettivamente l’una alla terra e l’altra a un conduttore verticale W, che chiamerò aereo.
Il trasmettitore funziona nel seguente modo: Quando si preme il tasto telegrafico, la corrente della batteria ‘a’ aziona il rocchetto ‘c’, che carica il conduttore verticale ‘W’, che si scarica a sua volta attraverso lo spinterometro ‘d’. …»
Ricevitore Marconi
RICEVITORE : «Uno degli elementi principali del mio ricevitore è il tubo sensibile o coesore, scoperto, credo di aver ragione nell’asserirlo, dal prof. Calzecchi-Onesti di Fermo, perfezionato da Branly e modificato da Lodge e da altri. L’unico tipo di coesore, che io ho potuto trovare sicuro ed efficace per trasmissioni a grande distanze, è quello progettato da me e illustrato nella fig.2. Esso consiste in un piccolo tubo di vetro, lungo 4 cm, nel quale vengono introdotti e fissati due poli metallici ‘j1’ e ‘j2’. Questi poli sono separati l’uno dall’atro da un piccolo spazio, parzialmente riempito da una miscela di limatura di nichel e di argento. Questo coesore è inserito in un circuito di cui fan parte una pila e un relé telegrafico sensibile ‘n’ , inserito a sua volta in un altro circuito di cui fan parte un vibratore o decoesore ‘p’ ed un apparato registratore ‘h’.
In condizioni nornali la resistenza della limatura di ferro nel tubo ‘j’ è infinita, o, in ogni caso, molto grande, ma se detta limatura viene sottoposta all’azione di onde elettriche o impulsi, si produce in essa istantaneamente un fenomeno di coesione e la resistenza si abbassa a 100÷500 ohm. Ciò permette alla corrente della pila ‘g’ di azionare il relé ‘n’. Un estremo del tubo è connesso alla terra, l’altro ad un conduttore verticale simile a quello del trasmettitore (fig.1). …
Tutti i dispositivi elettromagnetici del ricevitore hanno in parallelo resistenze anti-induttive in modo che non vi siano scintille sui contatti e brusche perturbazioni o impulsi prodotti dalla corrente della batteria locale in prossimità del coesore. …»
Contributed by
Federico Bacci
Francesco Eppesteingher