La sigla D.D.T. è l’abbreviazione del Dicloro Difenil Tricloroetano, un potente insetticida scoperto dal chimico svizzero Paul Hermann Müller. Fu il primo insetticida moderno, e venne usato dal 1939, soprattutto per debellare la malaria, in quanto si credeva che, sebbene altamente tossico per gli insetti, fosse innocuo per l’uomo. Nel 1950, l’entomologo italiano Giuseppe Salvatore Candura, direttore dell’Osservatorio Fitopatologico di Bolzano, pubblica, nella collana “Pubblicazioni pratiche di Fitopatologia e Igiene”, il lavoro “Malefatte nel frutteto”, risultato di 5 anni di studio sui danni del D.D.T. in agricoltura. Nel 1972, il D.D.T. viene proibito negli Stati Uniti, nel 1978 anche in Italia. Nell’Unione europea, il D.D.T. è etichettato con la frase di rischio R40: “Possibilità di effetti cancerogeni”. L’Agenzia Internazionale per il Cancro I.A.R.C. lo ha inserito nella categoria 2B “possibile cancerogeno”.
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Daniela Tazzi