In un’altra sua opera performativa vendette spazi vuoti in città in cambio di oro puro. Voleva che gli acquirenti sperimentassero Il Vuoto: l’unico modo di pagare questa esperienza era, secondo lui, solo il materiale più puro, l’oro. Per poi «riequilibrare l’ordine naturale» da lui sbilanciato con la vendita del « vuoto », Klein gettò l’oro così ottenuto nella Senna.
Klein è anche noto per la sua fotografia, Saut dans le vide (Salto nel Vuoto)[4], che lo mostra mentre apparentemente salta giù da un muro, con le braccia tese al pavimento. Klein usò la fotografia per dimostrare il suo «volo lunare», che spesso menzionava. Saut dans le vide venne pubblicata come parte di un attacco portato da Klein alla NASA, che avrebbe dovuto dimostrare che le spedizioni lunari erano hybris e follia.
I lavori di Klein giravano intorno ad un concetto influenzato dallo Zen, che definiva come «le Vide», il Vuoto. Il Vuoto per Klein è uno stato simile al nirvana, senza influenze materiali, un’area dove entrare in contatto con la propria sensibilità, per vedere la realtà oltre la rappresentazione. Klein usò per presentare queste filosofie forme di espressione universalmente riconosciute come arte - dipinti, libri, composizioni musicali - ma metteva il suo atto creativo nello strappare alla forma artistica l’intero contenuto che ne era tipico: i dipinti non avevano immagini, i libri erano senza parole, la musica era una sola nota senza composizioni. L’obiettivo di Klein era creare «Zone di Sensibilità Pittorica Immateriale».
Invece di rappresentare oggetti in modo soggettivo o artistico, Klein voleva che fossero rappresentati dall’immagine della loro assenza. I lavori di Klein si riferiscono a un contesto teoretico/artistico e ad uno filosofico/metafisico: l’opera d’arte consisteva nel combinarli entrambi. Klein mirava a far provare al pubblico la sensazione di far percepire e capire un’idea astratta.
A proposito delle « Zone di Sensibilità Pittorica Immateriale », Klein aveva ideato una transazione ideale tra alcuni acquirenti e le aree intrise di sensibilità pittorica: una parte dell’oro avanzato dalla vendita e non disperso nella Senna fu inserito nel suo famoso Ex voto, donato a Santa Rita da Cascia nel febbraio 1961 e venuto alla luce solo nel 1979, grazie all’intuito dello scultore Armando Marrocco che a quel tempo lavorava alle vetrate del Santuario e aveva richiesto alle suore del monastero dell’oro in foglie. Le suore ignoravano la natura di quello strano contenitore. Marrocco convocò prontamente a Cascia l’amico Pierre Restany che riconobbe ufficialmente l’opera di Klein, conferendole grande valore spirituale, oltreché artistico[5].
«Il pittore deve creare costantemente un solo unico capolavoro, se stesso.»
(Yves Klein)
Contributo di
Juan Pablo Macías