“L’Invisibile ovunque si pone oltre l’arco ventennale che va da Q a L’Armata dei Sonnambuli. Una volta scesi dall’arco, non cerchiamo la pentola d’oro (anche se potremmo trovarla, e bisogna essere serendipici), ma altri modi di raccontare. Utilizziamo le armi che abbiamo affilato nella scrittura di romanzi storici per fuoriuscire dalla forma del romanzo storico, dopo averla esplorata, forzata, deformata. Abbiamo piegato le sbarre e siamo fuggiti. Suonano le sirene, si sguinzagliano i cani, i fasci dei riflettori perlustrano la notte, ma noi siamo già altrove.
L’Invisibile ovunque mette in scena una progressione in quattro movimenti dalla narrativa pura (Primo, secco come lo schiocco di una fucilata in mezzo ai campi) al romanzo-in-forma-di-saggio (Quarto, con obliqui omaggi a Cortázar e Bolaño, che in fondo è l’anagramma di Boloña, dove viviamo), attraversando il romanzo di frammenti (Secondo, una tragedia degli equivoci su psichiatri e «scemi di guerra») e il non-romanzo surrealista (Terzo, quasi un controcanto a Nadja di Breton).
L’Invisibile ovunque segue quattro percorsi nella Grande guerra, saltando dal fronte italiano a quello francese. I protagonisti di questo libro sanno che «niente uccide un uomo come l’obbligo di rappresentare una nazione» (Jacques Vaché), e adottano diverse strategie di resistenza all’orrore.
Qualcuno si arruola negli Arditi, scansando la vita di trincea, al prezzo di divenire un uomo-arma, un pugnale con braccia e gambe, che un potere futuro potrà usare a suo piacimento. Di questo potere si sente già la presenza, cupa, ineffabile.
Qualcuno sceglie la renitenza alla leva o la sfida all’istituzione psichiatrica, accettando il rischio che la follia simulata diventi reale.
Qualcuno trova il modo di nascondersi nelle pieghe della guerra, praticando l’umorismo e il paradosso, esplorando gli abissi della psiche umana, fantasticando piani grandiosi per farla pagare al mondo che ha reso possibile la carneficina.
Qualcuno sperimenta la mimetizzazione e l’utopia di un’invisibilità che renda impossibile agli uomini combattersi.
L’Invisibile ovunque è il nostro modo di non celebrare il centenario della Grande guerra.
Rien ne va plus.”
Contributed by
Juan Pablo Macías