A cavallo degli anni ‘50 l’interesse di Yves Klein si spostò sulla velocità, come nel caso di molti altri artisti, tra cui Georges Mathieu. Nel 1958, al culmine della corsa spaziale russo-americana, quando furono lanciati i primi satelliti Sputnik ed Explorer, Klein concepì un razzo “che accelera per pulsazioni progressive, all’infinito”. Fatta per viaggiare nello spazio, non avrebbe trasmesso informazioni, non avrebbe trasportato viaggiatori e non avrebbe avuto destinazione, la sua unica vocazione era quella di lasciare la Terra e tornare nel vuoto cosmico e non tornare.
Klein disegnava poco, quando incontrò Claude Parent nella primavera del 1959, l’architetto avrebbe rappresentato le sue intenzioni sulla carta. Anche se incline maggiormente a un approccio razionalista, Parent accettò di lavorare sulle idee del pittore e si lasciò guidare dalla sua immaginazione. Klein ha anche invitato il designer Roger Tallon, suo amico dal 1959, per realizzare un modello dai disegni di Parent. Come una medusa in volo, il Rocket è guidato da aria pulsata: non ha motore, ma aspira ed espelle l’aria. Come un polmone che funziona solo nell’atmosfera deve respirare per avanzare. Anche se il razzo pneumatico non è mai andato oltre il tavolo da disegno, Klein ha registrato un brevetto presso l’Institut National de la Propriété Industrielle il 19 maggio 1960 (busta Soleau n. 63470). In tal modo ha abolito la frontiera tra sogno e realtà.
Il modello è stato esposto nel maggio 1962 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nell’ambito della mostra “Antagonismes 2: L’Objet”, accanto ad Air Architecture, un altro progetto ideato dal pittore in collaborazione con Roger Tallon e Claude Genitore.”
Contributed by
Juan Pablo Macías