«Nel 2012 l’artista britannico Ryan Gander ha presentato a Kassel I Need Some Meaning I Can Memorize (The Invisible Pull), un intervento nel piano terra del Fridericianum, il principale spazio espositivo di dOCUMENTA (13): una corrente d’aria che attraversa il volume quasi completamente vuoto, investendo i visitatori senza un ritmo distinguibile, senza l’evidenza della sua ragione e della sua origine. Con il vuoto spazzato dal vento, Gander sfida il senso di appagamento, quella sicurezza data dal muoversi in una maglia di riferimenti noti o riconoscibili di cui è in cerca il pubblico quando pensa all’arte. Senza provocazioni, anzi, agendo quasi nel solco di una pratica estetica di contemplazione del vuoto, l’artista ha disposto una rappresentazione dell’arte nella sua epifania più pura, quella di un’esperienza, di qualcosa che accade lasciando i propri interlocutori nella posizione di debitori alla ricerca di un completamento del suo significato. »
Memento. L’ossessione del visibile. Postmedia Books (2016)
foto: Enrique Vila-Matas in « Kassel non invita alla logica » 2014
Contributo di
Pietro Gaglianò