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Giorgio Lolli

Al centro Giorgio Lolli - Fronte di Liberazione (Eritrea) 1978

Bolognese, settantasette anni, ex operaio e sindacalista, operatore free lance e documentarista, Giorgio Lolli è da considerarsi a tutti gli effetti il padre della radiofonia privata africana. In quarant’anni Monsieur Lollì, come è stato ribattezzato in Africa, fonda più di 500 radio, dal Togo al Mali, dal Senegal al Burkina Faso passando per il Benin e l’Eritrea. Un viaggio che inizia nel 1978 quando, telecamera in spalla, insieme a due amici decide di girare un documentario sul Fronte di Liberazione dell’Eritrea. Qui un collegamento radio consentiva ai guerriglieri di mantenersi in contatto con un gruppo di palestinesi in Giordania. Un banale problema tecnico impediva le trasmissioni, Giorgio lo risolve in pochi minuti. A quel punto i soldati gli chiesero se era in grado di costruire una radio che li mettesse in contatto col resto del movimento insurrezionale e così ha inizio la sua avventura africana.

Fronte di Liberazione (Eritrea) 1978 - Foto: Enzo Obiso

In realtà la sua storia inizia molto prima a Bologna. Operaio e sindacalista alla Carpigiani, attivista del PCI con la passione per la radiotecnica e l’audiovisivo è Lolli a smontare lo studio della storica Punto Radio, la radio di Zocca dove esordì Vasco Rossi come disc Jockey, e a trasferirla a Bologna quando il Partito Comunista decise di acquistarla e farne anche una tv. Giorgio diventa così uno degli operatori della nascente Punto Radio TV: sue sono le riprese della strage alla Stazione di Bologna nel 1980, sue le riprese del Convegno Nazionale contro la Repressione del ’77 e di molte manifestazioni del PCI dell’epoca, oltre ad alcune riprese del nascente movimento gay e lesbico bolognese. Ha anche un ruolo, puramente tecnico, nella nascita della prima tele-street in via del Pratello, Prate TV.

Cameraman per Punto Radio TV - Bologna (Italia) 1975

Ma la sua vera passione rimane la radio. E l’Africa. Nel 1991 atterra a Bamakò in Mali, con sé in valigia ha un’antenna camuffata da bisturi elettrico. Alla dogana dichiara che si tratta di materiale sanitario. Fuori dall’aeroporto c’è grande fermento, la dittatura del generale Moussà Traorè ha i giorni contati. La notte, di nascosto, Giorgio assembla la rudimentale attrezzatura montandola su un palo coperto di rampicanti e già dall’indomani iniziano le trasmissioni. Da lì a poco, anche grazie a quella radio, la dittatura cade. Seguono giorni di grande confusione che Giorgio, sempre camera in spalla, documenta per intero. Nel Mali liberato è proprio Monsieur Lollì a fondare la prima radio libera. Si chiamerà Radio Bamakan, « il coccodrillo che parla » ed è ancora oggi una delle radio più ascoltate della capitale maliana.

Radio Bamakan - Bamako (Mali) 1991

Dopo questa esperienza e grazie ad una legge che liberalizza le frequenze FM contemporaneamente in molti paesi africani, Giorgio intuisce le potenzialità del mezzo e fonda in Togo, una società, la Solaire che realizza stazioni radiofoniche un po’ in tutta l’Africa Occidentale. Sono radio grandi e piccole, radio statali e di villaggio, radio religiose e di organizzazioni non governative, radio di associazioni di agricoltori. Le chiamano rural radio: sono radio comunitarie, spesso gestite dall’intera comunità, che parlano alla gente dei loro problemi e nella loro lingua. La radio è il mezzo più democratico perché accessibile a tutti. Chi è povero e vive senza luce elettrica, non ha la tv, il telefono o il computer. Chi è analfabeta, non può leggere il giornale. La radio invece possono ascoltarla tutti. « Anche nei posti più isolati gli africani hanno sempre la radio al collo, radioline da pochi soldi, dalle quali non si staccano mai. »

La filosofia di Lolli è che le apparecchiature prodotte siano « tecnicamente affidabili, facilmente accessibili e soprattutto molto economiche ». I primi anni la Solaire era costretta ad importarle dall’Italia e ad assemblarle in Africa, « ora invece la stragrande maggioranza degli apparecchi che servono a far funzionare la radio li produciamo qui, nella nostra officina a Lomè, in Togo. »

Officina Solaire - Lome (Togo) 2001

In un continente dove molti occidentali cercano di sfruttare senza dare niente in cambio, Giorgio ha aperto due scuole di formazione (in Togo e in Benin) in cui insegna « ai suoi ragazzi » i rudimenti della radiofonia: produrre e montare tralicci, trasmettere e organizzare un palinsesto, effettuare piccole e grandi riparazioni. In vent’anni le sue scuole hanno formato centinaia di tecnici e operai specializzati in grado a loro volta di diffondere le competenze tecniche in tutto il continente.

In pratica, chi acquista una radio dalla Solaire, oltre all’attrezzatura e alla sua installazione ottiene di poter inviare un paio di tecnici a scuola, dove sono ospitati gratuitamente per i corsi. Questo fa sì che le radio, una volta installate, siano autonome dall’azienda che le ha fatte nascere e se si rompe qualche apparecchiatura in mezzo al deserto, gli stessi gestori siano in grado di ripararla.

Centre de Formation des Techniciens de Radio & Television - Lome (Togo) 1996

Nello stesso edificio che ospita la scuola, Lolli ha dato vita anche a X-Solaire, la sua radio; è lui stesso che detta la linea editoriale, raccontando agli ascoltatori di feste importanti come l’8 marzo o il primo Maggio, insegnando a riciclare e a inquinare poco, spiegando cosa occorre per immigrare in Europa senza finire nelle mani dei mercanti di esseri umani. Addirittura mette a disposizione di chi lavora con lui la sua collezione di libri storici e politici finendo spesso per regalarli, contribuendo così alla formazione dei suoi dipendenti.

In questi quarant’anni in Africa non sono mancati gli episodi spiacevoli. X-Solaire stessa è stata chiusa più volte con pretesti ridicoli, Giorgio arrestato anche se poi sempre rilasciato; per non parlare dei furti o dei lavori che il più delle volte non gli vengono pagati: l’avventura in Africa non lo ha certo arricchito, economicamente parlando. Ma la possibilità di dar voce a una comunità sperduta nel deserto, di far circolare informazioni e confrontare idee è una rivoluzione che per un’idealista vecchio stampo come Giorgio non ha prezzo. In fondo, lui non è mai stato un vero e proprio imprenditore, più un missionario rosso, come amano definirlo i suoi amici.