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Air of America

Aria d’America.

Riflessioni sull’aria americana.
Sull’Aria d’America.
Catturata.
Dentro e attraverso l’obiettivo di uno smartphone.

La forma di una cupola vetrosa, cupola riflettente.
Ma non avvolgente, non chiuso, ma in continuo streaming.
La forma dell’Aria.
Dell’America.
Tra lo strumento di un testimone e quello di un investigatore di sorveglianza.
Si è formata aria.
In risposta a,
« Non riesco a respirare ».
Formandosi da sei anni di incubo americano registrato.

Invece di un’ampolla, di un souvenir,
(quella dell’Aria di Parigi),
uno strumento consequenziale nelle nostre mani.

L’aria è combattuta
la neutralità dell’aria è
andata.

Aria d’America.
Pesante di ciò che un obiettivo può catturare e trasmettere,
attraverso i suoi raffinati meccanismi, raccogliendo prove contro la brutalità.
Come l’aria, interrotta, nella gola di Eric Garner,
registrato dalla fotocamera del telefono di Ramsey Orta.

È troppo.

Immagini trasportate dalla luce.
Inscritto e distribuito, oltre l’obiettivo.

È la stessa aria calda.
Inala.
Espira.
Un’assenza d’aria.
Un’interruzione
di respiro e respiro,
e di una canzone.

Guardando.
Vedendo senza avvertire il nostro sguardo.
I nostri occhi.

Aria d’America.
Storie di rivolta in corso,
in streaming attraverso le telecamere puntate sulla morte.

Inala.
Espira.
Trova la forma per l’aria data come giustizia,
come salvataggio.
Come giustizia fata a chi non poteva respirare.

L’occhio di vetro di una macchina fotografica.
il rapido flusso di trasmissione.
Immagini video, che forniscono la verità,
e il verdetto.

Aria d’America.