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Eva Brioschi
21 dicembre 2020

03. Eva Brioschi

Ruth Proctor, I am neither here nor there (postcard), courtesy Galleria Norma Mangione

Tutto d’un fiato, Eva Brioschi ci offre una dissertazione sull’aria, dalla sua corrispondenza con la libertà, alle diverse modalità in cui i corpi entrano in rapporto con essa, fino ad approdare all’opera di Henri Chopin. L’artista francese (Parigi, 1922), negli anni 50 riceve in regalo un magnetofono ed inizia a sperimentare la lingua, lavorando sugli stessi fonemi, sulla voce, sul corpo. La voce, potente e libera, captata elettronicamente, diventa una esperienza sensoriale totale. Il fine ultimo è la libertà come reazione al logocentrismo.

« La paura aleggia ovunque in questo periodo storico…ci allontana…ci trasfigura…stravolge la nostra fisicità e identità. Chopin non teme niente, rifiuta di assoggettare la potenza della vita ad alcunché, men che meno alla parola…il corpo è essenziale alla vita senza bisogno di spiegazione…questo linguaggio nuovo, non semantico, può rappresentare una forma di comunicazione libera e universale che puo’ partecipare alla creazione di un mondo nuovo, libero… »


Eva Brioschi è una curatrice e critico d’arte. Ha collaborato con l’Archivio Casorati di Torino, il Museo Alvar Aalto, ed è l’attuale curatrice della Collezione La Gaia. Ha curato Moving Tales (Cuneo 2016 - Mousse Publishing 2016), The Corners / In Between (galleria Norma Mangione, 2017), Landon Metz presso la Fondazione Antonio Dalle Nogare. Ha scritto per la pubblicazione di Carico Massimo su Hans Schabus (2017), e ultimamente ha curato la mostra e il catalogo Open Work per ArteFiera Bologna e Henri Chopin. Body Sound Space al Quartz Studio, Torino (2020).